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Dr. Andreas Beck

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Dr. Ferdinand Huneke

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Dr. Walter Huneke

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Dr. Bodo Koehler

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Prof. Velio Bocci

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Dr. Joachim Hansler

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Dr. Gerd Hamer

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Dr. Wilelm Reich

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Prof. Giuseppe Calligaris

Il rischio della medicina accademica è quello di non vedere il paziente nella sua globalità, bensì  nella frammentarietà dei singoli sintomi manifestati, attribuendo spesso importanza solo ai vari fattori patologici come causa di malattia.

Mi sono laureato in medicina nel 1978, e successivamente ho conseguito la specializzazione in Ostetricia/Ginecologia nel 1983 e poi in Oncologia Generale  nel 1986; dal 1980 ho lavorato in una Unità Operativa di Ostetricia-Ginecologia, ricoprendo tutti i livelli di responsabilità, compresa quella apicale, fino al mio recente pensionamento.

Ho iniziato e concluso la mia carriera  di medico ospedaliero come Ostetrico-Ginecologo e, nonostante le molte soddisfazioni professionali, nel corso della mia attività mi sono progressivamente reso conto dei limiti della nostra medicina accademica soprattutto nei confronti delle patologie croniche (infiammatorie e metaboliche) e di quelle tumorali.

Le medicine non convenzionali invece si muovono secondo un paradigma diverso, ricercano infatti un approccio olistico che non considera solo il sintomo isolato, ma vede la malattia come il risultato di uno squilibrio tra fattori personali e sociali da un lato e cause biologiche o tossiche dall’altro.

Le medicine non convenzionali quindi studiano e curano l’individuo nella sua interezza e si contrappongono all’approccio meccanicistico della medicina accademica secondo la quale il corpo è visto come un insieme di diversi organi fra loro separati e separatamente curati.

Come oramai è stato dimostrato dalle acquisizioni della Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) l’individuo deve essere visto come una unità indissociabile di Psiche e corpo :

finchè la nostra medicina ufficiale si ostinerà a ragionare solo sulla “cellula del corpo” e non sull’uomo nella sua totalità costituita da EMOZIONI (ognuno di noi vive i propri sentimenti e avvenimenti della vita in maniera del tutto personale), CERVELLO (la nostra centralina di comando) e CORPO (l’unico campo di azione che il cervello ha a disposizione), non riuscirà a comprendere il vero significato della malattia.

Tutto ciò che ho appena detto non è naturalmente “farina del mio sacco”, ma sono giunto a convincermi della sua veridicità dopo esperienze di malattie personali e famigliari che non si risolvevano con gli approcci tradizionali.

Nel tentativo di risolvere questi problemi ho avuto la fortuna di conoscere un medico che praticava la neuralterapia e oggi mi riconosco pienamente nelle parole scritte da un collega in un suo recente articolo:

La scoperta della neuralterapia (ideata dai Fratelli Huneke ) è stata sconvolgente per il mio percorso professionale, e mi ha costretto a rivedere idee che credevo immutabili.

Pur continuando ad aggiornare il mio patrimonio scientifico convenzionale, ho quindi iniziato a studiare anche questi (per me) nuovi modi di fare diagnosi e terapia:

  • all’Università di Berna ho conseguito la specializzazione in Neuralterapia (Docente Dr. Andreas Beck
  • all’Università di Siena ho frequentato un Corso di Perfezionamento in Ossigeno-Ozonoterapia, (Docente Prof. Velio Bocci)
  • all’Università di Milano un Corso di perfezionamento in Medicina Biofisica e Medicine Naturali.

Ho poi cercato di approfondire le ricerche più importanti di personaggi del calibro di Giuseppe Calligaris (uno dei suoi testi più famosi: “Catene lineari del corpo dello Spirito” che dimostra il rapporto tra psiche e soma), Wilelm Reich (Energia orgonica e orgonoterapia), Gerd Hamer (La nuova medicina germanica), Bodo Kholer (uno dei fondatori della BIT o terapia bioinformazionale), Joachim Hansler (Ideatore dell’ ozonoterapia).